Aneddoti sul vino

Lo sapevi che........tra storia e leggenda

1) IL RECORD ITALIANO
Il Paese che mantiene il primato mondiale nell’esportazione di vino è l’Italia, con un fatturato annuale di 9,7 miliardi di euro. L’Italia è anche il primo Paese al mondo per varietà di vitis vinifera con più di 350 varietà. I vitigni più coltivati nel nostro Paese sono Sangiovese, Montepulciano e Cataratto Bianco. L’Italia si distingue anche per la produzione dei vini più rinomati del globo: tra questi ricordiamo il Chianti, il Valpolicella e il Primitivo.

 

2) IL VITIGNO PIÚ ALTO
Anche il vigneto piú alto d’Europa si trova in Italia, precisamente a Cortina d’Ampezzo, ed è ubicato ad un’altezza di 1350 sul livello del mare.

3) BOTTIGLIE DA 75 CL
Vi siete mai chiesti come mai le bottiglie di vino hanno questa misura? Una possibile spiegazione ci porta nel ‘700: pare infatti che i soffiatori di vetro fossero in grado di creare, con un solo soffio, una bottiglia di queste dimensioni.

 

4) ATTENTI ALLA LINEA
Anche se la prova costume è ormai passata è importante badare alla linea: un bicchiere di vino rosso di buon corpo alcolico (14%) equivale a circa 120 calorie, mentre un bianco mediamente alcolico conta circa 110 calorie.

 

5) VATICANO, UNO STATO DI..VINO
Secondo uno studio del California Wine Institute Il vaticano è il Paese al mondo nel quale si vende più vino. Nel 2012 si sono consumati 62mila litri di vino, circa 74 litri pro-capite (In Italia il consumo è di 37 litri a persona e in Francia 45).  A incidere sul dato sono sicuramente le tradizioni e i riti dell’iconografia cattolica che presuppongono l’utilizzo di vino durante la celebrazione eucaristica.

 

6) QUESTIONE DI VELOCITÁ

La velocità constatata per un tappo di Spumante è di circa 75 km all’ora ma un tappo di Champagne può arrivare fino a 106 km all’ora.
In media il tappo di uno champagne, se viene fatto saltare, può raggiungere una velocità di 64km/h. L’anidride carbonica che si concentra nel collo della bottiglia creando pressione e onda d’urto, il botto, che fa volare lontano il sughero. Può davvero diventare pericoloso. 

7) IL BICCHIERE DELLA STAFFA
Perché l’ultimo bicchiere della serata è anche detto “della staffa”? Pare che nell’800, quando si consumava vino nelle locande, l’ultimo bicchiere di vino della sera era bevuto dagli avventori quando questi erano già a cavallo, e quindi con un piede sulla staffa. Da qui la curiosa espressione che resiste ancora oggi e indica l’ultimo bicchiere bevuto prima di congedarsi dai commensali.

Questa espressione si usava anche in un’altra occasione: dopo aver ricevuto la visita di qualcuno, era considerato educato che il padrone di casa offrisse un bicchiere di vino al proprio ospite o nel momento in cui stava per abbandonare la casa o quando stava per salire sul proprio cavallo.

L’offerta era infatti interpretata come un augurio di buon viaggio e di sereno ritorno.

8 – Etichette vegan wine

Una delle curiosità attualissime è il vino vegano. La richiesta di mercato rispetto a questo tipo di sensibilità è in continuo aumento ed evoluzione, e l’attenzione è rivolta proprio ai prodotti vegani. Quindi per ottenere questa tipologia di bottiglie, è vietato utilizzare derivati di origine animale. Ma come mai nel vino si usano ingredienti di derivazione animale? Per chiarificare e purificare i vini, per concimare, per incollare l’etichetta: queste cantine utilizzeranno solo prodotti a base vegetale e minerale.

Vino novello

 

Il vino novello italiano si ispira al vino francese Beaujolais nouveau. Ciò che distingue il Beaujolais e il vino novello dagli altri vini è la tecnica di vinificazione specifica usata per la loro produzione, ovvero la macerazione carbonica.


Al di là del metodo di vinificazione però, vi sono delle differenze sostanziali tra il vino novello e il Beaujolais:
– È possibile vendere il vino novello a partire dal 30 ottobre successivo alla vendemmia, mentre la vendita del Beaujolais nouveau in Francia inizia convenzionalmente il terzo giovedì di novembre
– Per la produzione di Beaujolais è previsto esclusivamente l’uso di uve gamay, vinificate solo tramite macerazione carbonica.

In Italia per il vino novello è possibile utilizzare 60 differenti vitigni ed è obbligatorio il metodo della macerazione carbonica solo per il 40% delle uve. In questo modo si ottiene spesso un prodotto meno peculiare, in cui oltretutto è difficile riconoscere le caratteristiche varietali, che non fanno in tempo ad emergere visto il particolare tipo di vinificazione
La macerazione carbonica prevede che i grappoli d’uva vengano inseriti in un recipiente a chiusura ermetica che viene in seguito riempito con anidride carbonica. Avviene quindi una fermentazione alcolica intracellulare, che si innesca a causa della mancanza di ossigeno. Nel processo gli zuccheri si trasformano in alcol e si verifica una forte perdita di acido malico, a fronte della produzione di glicerolo. Si lascia l’uva a macerare, senza pigiarla, a una temperatura di circa 30° C per alcuni giorni.

È in questa parte del processo che l’uva rilascia la gran parte delle componenti aromatiche e il colore, facendo diventare il vino meno tannico. Il processo si conclude con la pigiatura dell’uva e lo zucchero rimanente viene trasformato in alcol mediante vinificazione tradizionale.
Il vino novello è un vino di colore molto intenso, di facile beva, dal sapore fresco e piacevole, scarsamente tannico.

Tuttavia nonostante il suo carattere accattivante e poco impegnativo, negli ultimi anni la produzione di vino novello è fortemente calata, passando dai 18 milioni di bottiglie del 2006 ai circa 4 milioni del 2013.

 

Il Vino Biodinamico

Vino naturale, vino biologico, vino biodinamico… se ne sente parlare spesso, ma altrettanto spesso si tende a confonderli

Il vino biodinamico in realtà esiste come concetto in senso lato ma non è regolato da alcun disciplinare, anche se Demeter, l’associazione mondiale nata nel 1927 per tutelare, diffondere e regolare la produzione agricola biodinamica, sta lavorando in questa direzione. Dal 1997 l’associazione ha sede in Germania, ed è presente oggi in 43 Paesi. In particolare non è regolata la fase della vinificazione, quindi è più corretto parlare di vino ottenuto da uve da agricoltura biodinamica.

L’agricoltura biodinamica si basa sugli assunti filosofici e spirituali postulati dal filosofo ed esoterista austriaco Rudolf Steiner, secondo una visione olistica che ha gli stessi obiettivi dell’agricoltura tradizionale (prodotti di qualità, fertilità della terra, salute delle piante), ma se ne discosta nei metodi.

In particolare sono di importanza fondamentale nell’agricoltura biodinamica, e quindi anche per i produttori di vino biodinamico, concetti come l’energia vitale, le forze cosmiche, le fasi lunari, rifiutate dalla scienza razionale, come anche l’uso di particolari preparati come il “cornoletame”, il “cornosilice” o il “fladen”.

Ad esempio il cornoletame (o preparato 500) prevede il riempimento di un corno bovino di letame, che viene poi seppellito per 6 mesi. Una volta recuperato, se ne spruzza il contenuto sul terreno per renderlo più ricco e fertile. Il cornosilice (o preparato 501) prevede invece l’uso di quarzo al posto del letame, e il preparato viene spruzzato sulle piante.

Storia del Vino

La storia del vino ha origini talmente antiche che si intrecciano con quelle della civiltà umana.

In Toscana, nei pressi di Arezzo, sono stati ritrovati fossili di tralci di vite che risalgono a due milioni di anni fa.
Nella Bibbia il vino ricorre spesso. In un passo della Genesi si parla di Noè che, passato il Diluvio Universale, piantò una vigna e ne bevve il vino fino a ubriacarsi: “ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all’interno della sua tenda” (Genesi 9 : 20 – 21). E il vino è uno degli elementi più importanti nella simbologia del Cristianesimo.

La coltivazione sistematica della vite finalizzata alla produzione vinicola è iniziata circa 5.000 anni fa.
Gli Egizi erano produttori di vino abili ed esperti. Indicavano con un geroglifico specifico sia la pianta di vite che il vino. Vi sono evidenze di come il sistema di coltivazione più diffuso fosse la pergola, e le uve uve più diffuse quelle a bacca scura. Nel corredo funebre di vari faraoni sono state ritrovate anfore che un tempo contenevano vino. Talvolta erano indicate informazioni come il tipo di vino, il produttore, l’annata, etc. Il vino era una bevanda diffusa sia tra i ceti più abbienti che tra il popolo.
Un contributo assai significativo alla storia del vino lo hanno dato i Fenici e soprattutto i Greci, grazie a cui le tecniche di coltivazione della vite e di produzione del vino si sono diffuse in tutta Europa.
I Greci avevano addirittura un Dio del vino, Dioniso, e numerosi sono anche i riferimenti letterari:

Il vino è lo specchio dell’uomo”. (Alceo).
Il bronzo è lo specchio del volto, il vino quello della mente”. (Eschilo)
Vino pazzo che suole spingere anche l’uomo molto saggio a intonare una canzone, e a ridere di gusto, e lo manda su a danzare, e lascia sfuggire qualche parola che era meglio tacere”. (Omero)

I Romani hanno perfezionato le tecniche di coltivazione, vinificazione e conservazione introdotte dai Greci, rendendo il vino un prodotto di uso comune diffuso in tutta Europa.
Come i Greci, anche i Romani avevano un Dio del vino, Bacco, tanto che ancora oggi uno dei sinonimi più conosciuti del termine “vino” è proprio “nettare di Bacco”.

Tuttavia il vino sia greco che romano era molto diverso da quello a cui siamo abituati. Molto più alcolico e concentrato, era conservato in anfore, e veniva normalmente diluito con acqua o anche resine, peci, sale, miele o altri diluenti e conservanti.
Nel Medioevo la storia del vino ha vissuto un momento buio, e la produzione vitivinicola è sopravvissuta solo grazie alla Chiesa, in particolare grazie all’Ordine dei Benedettini.

A partire dal XVIII secolo le nuove scoperte in campo scientifico e tecnico hanno dato nuovo impulso alla produzione vinicola: in questo periodo si sono consolidate le moderne tecniche di vinificazione e conservazione del vino, con l’uso sistematico di bottiglie in vetro, tappi di sughero, barili in legno, e il concepimento del “gusto” del vino come lo intendiamo oggi.
Nel XIX secolo il flagello della fillossera ha decimato il vigneto europeo, poi rinnovato grazie alla tecnica del “piede americano” (innesto di viti autoctone su radici americane).

Nel XX secolo la produzione è stata normata, con provvedimenti quali l’introduzione dei disciplinari di produzione e le denominazioni di origine.

E tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, l’enologia di qualità ha superato i confini europei, ottenendo risultati fino a poco tempo prima impensabili in paesi quali Stati Uniti, Australia, Sud America e Sud Africa.

Abbinamento Cibo Vino

Un vino è ancora più buono se lo si degusta abbinato ai propri piatti preferiti. Sicuramente è fondamentale il gusto personale, ma addetti ai lavori ed esperti hanno elaborato e codificato una serie di tecniche per il corretto abbinamento cibo vino. In Europa si possono identificare tre scuole di pensiero:

Scuola francese

La scuola francese ha un approccio assai rigoroso, e si basa su un decalogo, anche se sono ammesse alcune eccezioni:
1. Nessun grande vino liquoroso bianco deve essere servito con le carni rosse o con la selvaggina
2. Nessun grande vino rosso può essere servito con pesci, crostacei, molluschi
3. I vini bianchi devono essere serviti prima dei vini rossi
4. I vini leggeri devono essere serviti prima di quelli robusti
5. I vini freschi devono essere serviti prima di quelli a temperatura ambiente
6. I vini devono essere serviti secondo una gradazione alcolica crescente
7. Abbinare ad ogni piatto il proprio vino
8. Servire i vini nella loro migliore stagione
9. Separare ogni vino con un sorso di acqua
10. Non servire mai un solo grande vino in un pasto

Scuola italiana

La scuola italiana valuta invece caso per caso l’abbinamento cibo vino migliore, basandosi su diversi tipi di approccio, ovvero:
– Abbinamento per tradizione: si abbinano vini e piatti tipici di un territorio specifico, tenendo conto della tradizione locale
– Abbinamento psicologico: sono centrali la situazione e il contesto in cui avviene l’abbinamento. Quindi si avrà uno spumante pregiato se c’è un’occasione da celebrare, un vino semplice e beverino per una rimpatriata informale tra amici, etc…
– Abbinamento stagionale: si basa sui prodotti di stagione, e sulla tendenza a consumare cibo e vino a seconda del clima: rossi corposi con piatti caldi e sostanziosi in inverno, bianchi freschi con pesce e insalate leggere d’estate, etc…
– Abbinamento per concordanza o contrapposizione: è l’approccio alla base del metodo Mercadini, usato anche dall’AIS (Associazione Italiana Sommelier), e si basa su principi di contrasto o concordanza nell’abbinamento tra cibo e vino. Si usano schede su cui sono raffigurati cerchi concentrici su cui sono annotate le varie caratteristiche del cibo e del vino a cui si assegna un voto da 1 a 10 a seconda dell’intensità percepita. Vengono tenuti in considerazione prima di tutto i quattro sapori fondamentali: salato, dolce, amaro e acido. Poi le sensazioni date dal cibo: tendenza dolce, tendenza acida, sapidità, grassezza, speziato, aromatico, amarognolo, succulenza, untuosità. Infine le sensazioni date dal vino: sapidità, acidità, effervescenza, profumo, morbidezza, aroma, tannicità, alcool.

Scuola inglese

La scuola inglese infine è più “individualista”. Si basa sul giudizio indipendente e su valutazioni soggettive.

Ogni tipologia di vino vuole il suo bicchiere: ma quali e quanti diversi tipi di bicchiere esistono?

Partiamo dai vini rossi:

  • Ballon piccolo: è il classico bicchiere da vino rosso, adatto a vini rossi giovani e non troppo corposi
  • Grand ballon: è ampio e adatto ai vini rossi corposi
  • Barbaresco o Bourgogne: è il calice da vino rosso più ampio, per vini invecchiati o molto corposi

E i bianchi?

  • Flute: alto e stretto, è l’ideale per sorseggiare uno spumante o un vino giovane e secco come il Prosecco
  • Tulipano: ha una coppa bombata più stretto nella parte alta ed è usato per gustare vini bianchi, leggeri e freschi.
  • Renano: rotondo e ampio, è indicato per vini bianchi strutturati e barricati (ma anche per un Chianti Classico)

E dulcis in fundo i vini da dessert:

  • Coppa Asti: più largo che lungo, è il bicchiere adatto per bere uno spumante dolce (infatti prende il nome dallo Spumante Asti)
  • Tulipano Piccolo: più piccolo e stretto rispetto al tulipano da vino bianco, è adatto per i passiti
  • Sautern: stretto alla base e ampio in cima, è adatto per i cosiddetti “vini muffati”, passiti dal bouquet complesso

Il vino non si fa solo con l’uvaIn Italia il vino è il prodotto dato dalla fermentazione alcolica del mosto d’uva. Ma è possibile far fermentare spontaneamente qualsiasi frutto con contenuto zuccherino. La fermentazione spontanea avviene perché i lieviti trasformano in alcool gli zuccheri. Se usciamo dal nostro Paese, il vino non è detto che sia di uva. Fragola, cocco, ciliegia, pesca per esempio, sono alcuni frutti che si prestano molto bene. Vengono chiamati i Sugar-based country wines, ma ovviamente non subiscono poi processi di vinificazione.

Vino e Coca-cola, origini della ricetta segretaVino e Coca-Cola nella stessa frase, non è curioso? La ricetta segreta della Coke ha origini antichissime e segretissime. La sua storia ha origine nella metà del 1800, dove in Georgia veniva utilizzata come una sorta di morfina, soprattutto rimedio efficace a stanchezza, mal di testa e indigestione. Altro non era che una miscela di vino e foglie di coca (sì, la pianta dove si ricava la cocaina): venivano lasciate macerare nel vino, e davano vita ad uno sciroppo color caramello. 

Perché in un brindisi diciamo “alla salute”?

Questa usanza risale agli antichi greci: l’ospite di un banchetto, per rassicurare i commensali invitati che non sarebbero stati avvelenati, aveva l’abitudine di bere per primo dicendo “alla salute”.

Il cucchiaino nella bottiglia di champagne aperta funziona?

Molti ritengono che per mantenere le bollicine in una bottiglia di champagne, o di spumante o di un qualsiasi vino frizzante aperto, basti infilare nel collo della bottiglia un cucchiaino.
La domanda è: funziona veramente? La risposta è: no. Per questo uso esistono dei tappi appositi che mantengono la pressione all’interno della bottiglia e impediscono la fuoriuscita “delle bollicine”.

5. Enofobia
Ebbene sì, difficile da credere, ma esiste la fobia del vino. Noi, fortunatamente, non ne soffriamo!

Sapete quanti vitigni esistono in Italia?

L’Italia è il paese con il maggior numero di vitigni autoctoni al mondo: ben 545 varietà di vite da vino (dati 2019) su un totale di 1.300 nel mondo.

Il vitigno più coltivato è il Sangiovese, seguito da Montepulciano, Glera, Pinot Grigio e Merlot.

Sai che cosa è il vino novello?

Molti pensano si tratti del vino nuovo… risposta sbagliata!

Il novello è in realtà un tipo di vino molto particolare, messo in vendita nello stesso anno della vendemmia e regolamentato da una precisa normativa.

A differenza del vino normale, viene prodotto con un metodo completamente diverso, quello della macerazione carbonica: si mettono i grappoli d’uva (almeno il 40%) in un serbatoio ermetico pieno di anidride carbonica per un periodo che varia da poche ore a qualche giorno.

Il vino novello ha un sapore fresco e leggero, ottimo da sorseggiare da solo o per accompagnare carni, formaggi, taglieri di salumi e castagne.

Dove si produce più vino in assoluto?
Per estensione la Spagna, ma la produzione è più elevata in Francia, dal momento che le loro vigne sono più produttive. L’Italia è terza, seguita da vicino da paesi come l’Australia, Sud Africa o gli Stati Uniti.

Qual è la bottiglia di vino più grande del mondo?
Sembra strano, ma è in un posto poco associato al vino, la Cina. Misura 4,5 metri di altezza e contiene 1800 litri. A quanto pare si tratta di una stravaganza di un gruppo di produttori locali.

Quante bottiglie di vino possono essere stappate in 42 secondi?
A quanto pare, e secondo il Guinness dei primati, si tratta della quantità non trascurabile di 22 bottiglie! Il record è detenuto da Ana Garcia, studente alberghiera di Santo Domingo de la Calzada, che ha utilizzato un cavatappi Lever 300 Screwpull.


 

Perché si consiglia di conservare le bottiglie di vino in posizione orizzontale?

Questo serve a mantenere il tappo di sughero a contatto con il vino, in modo che resti umido ed elastico: in questo modo non diventerà secco e diminuirà di volume e non permetterà l’ingresso di ossigeno nella bottiglia.

2MRitrovamenti di resti fossili di tralci di vite sono stati trovati in Toscana risalenti ad appunto a 2 milioni di anni fa… per le prime tracce di vino o elementi che lo compongono dobbiamo ritornare a 6000 anni fa nella zona di Agrigento… ma di questo ne abbiamo parlato in un altro video

50M – sono gli ettolitri di vino che nel 2016 sono stati prodotti in Italia confermandosi il primo produttore di vino al mondo seguito dai Cugini Francesi… abbastanza più un là… cos’è che producono di famoso i francesi?!? boh non mi ricordo… nel dettaglio il Veneto, con 10M di ettolitri guida la lista delle regioni seguita da Puglia con quasi 9M e l’Emilia Romagna con 7M… la curiosità è che tra Veneto e Puglia si produce circa la stessa quantità di vino che un tutti gli Stati Uniti d’America… impressionante…

.. chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere (Charles Baudelaire)

Qual è il prezzo più alto pagato per il vino?
Ben 195.000 $ per una bottiglia di Balthazar (capacità 12 litri) di Château Margaux 2009, venduta a Dubai nel 2013.

Qual è la quantità di uve necessario per rendere una bottiglia di vino?
Essa dipende dal tipo di vino, ma, in generale, per una bottiglia di vino standard di 75 cl è necessario 1 kg di uva.

7 – e cioè 7 kcalorie per grammo di alcool nel vino e quindi se volete sapere quante calorie ha un bicchiere da 125 ml di vino da 11° quindi diciamo un vino leggero: 76 kcalorie che equivale a poco più di uno yogurt in vasetto e vi basterebbe camminare per circa 20 minuti per consumarle

106 – questa è la velocità massima misurata che ha ottenuto un tappo di Champagne, ma normalmente per un tappo di champagne è di 65km/h velocità sufficiente a rompere una finestra e a farvi un brutto occhio nero, quindi occhio!!!

370 – è il numero di vitigni presenti in italia, e per questo ne deteniamo il titolo per paese con più vitigni al mondo, i vini più venduti sono il Lambrusco, il Chianti ed il Montepulciano d’Abruzzo. Ma il numero impressionante è che nel mondo esistono circa 10.000 vitigni… 10.000/365 fa 27 anni assaggiando ogni giorno un vino diverso…

1350 – sono i metri di altutudine del vigneto più alto di italia, e si trova nella perla delle dolomiti a Cortina d’Ampezzo… è una vigna sperimentale di circa 4000mq dove sono piantati i vitigni di Palava, Manzoni bianco, Petit Rouge e Andrè.

A tutto tappo!

Se un tappo di Champagne può arrivare alla velocità di circa 65 km all’ora, qualche anno fa è stato battuto un curioso record. Al momento dello “stappo” della bottiglia del prestigioso spumante, il suo tappo è letteralmente schizzato via raggiungendo oltre i 106 km orari.

Il Vaticano è lo Stato più “alcolico”

La matematica non è un’opinione, ma a volte può trarre in inganno. Se applichiamo la statistica per calcolare quanto vino viene consumato in rapporto a ogni suo abitante, scopriremo infatti che è lo Stato del Vaticano il Paese in cui se ne beve di più al mondo. Ma non lasciamoci ingannare: il dato risulterà meno sorprendente se consideriamo l’utilizzo del vino per le frequenti celebrazioni della messa rapportato all’esiguo numero di abitanti per un così piccolo territorio.

In Ungheria si lascia sempre un po’ di vino sul fondo del bicchiere

Forse non tutti sanno che gli ungheresi sono soliti non finire mai il proprio bicchiere, lasciando volutamente sul fondo le ultime gocce di vino. Il motivo di questo insolito uso sta in un antico proverbio legato all’Eszsencia, uno dei migliori e più pregiati vini ungheresi. L’estrema dolcezza e liquorosità di questo vino appena fermentato, faceva sì che le sue ultime gocce fossero davvero inaccessibili anche per il bevitore più avvezzo, così da diffondersi quasi la tacita usanza di lasciarne l’ultimo sorso sul fondo del bicchiere.

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1 – Qual’è stata la prima DOCG in Italia? ve lo dico subito, è il Vino Nobile di Montepulciano divenuto DOCG nel 1966… per chi non lo sapesse è un vino rosso vinificato da un’antica selezione clonale del vitigno Sangiovese detto anche Prugnolo Gentile. le prime tracce scritte, di questo vino, risalgono addirittura al lontano 789 DC